Chi Siamo
L'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, fondata nel 1947, è la maggiore rappresentante sul territorio nazionale degli italiani fuggiti dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia al termine della seconda guerra mondiale sotto la spinta della pulizia etnica delle milizie jugoslave e lo spettro delle foibe; ne derivò l'esodo di 350.000 persone di ogni ceto sociale e la morte violenta di migliaia di innocenti nelle foibe . A 60 anni da quegli eventi, prima e seconda generazione degli Esuli istriani, fiumani e dalmati in tutta Italia collaborano e si confrontano per il riaffioramento di quella pagina di storia italiana negata per decenni per motivi di politica internazionale. Ne consegue anche la battaglia quotidiana per il mantenimento dei valori culturali e tradizionali di quelle terre a cui sono stati strappati, agevolata dalla Legge 92/2004 di istituzione del Giorno del Ricordo che ogni 10 febbraio riporta sotto i riflettori quei dolorosi eventi ma nel contempo anche i valori di identità nazionale a cui gli Esuli istriani, fiumani e dalmati sono legati, e fa del Giorno del Ricordo un momento di riflessione per tutta la Nazione, in cui le parole foibe ed esodo istriano, fiumano e dalmata vengono ravvivate nel loro significato più drammaticamente profondo ma nel contempo in una fiduciosa prospettiva per il futuro.
ORIGINE E STRUTTURA DELL’ASSOCIAZIONE
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia è la prima associazione a carattere nazionale, sorta nel 1947, con lo scopo di raccordare e organizzare le decine di migliaia di profughi – italiani autoctoni – provenienti dai territori della Venezia Giulia e della Dalmazia che il Trattato di pace del 10 febbraio 1947 aveva ceduto alla ex Jugoslavia o assegnato alla Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste. La sua sede è sempre rimasta a Roma, per la necessità di un rapporto costante con il Parlamento, il governo e le amministrazioni centrali dello Stato.
Riorganizzata con l’atto costitutivo del 7 giugno 1956, l’Associazione ha conservato nei decenni la sua estensione a tutto il territorio nazionale, essendo nati i diversi Comitati dalle comunità di Esuli ospitati prima nei campi-profughi e poi nei «Villaggi» giuliano-dalmati costruiti in diverse città italiane in esecuzione di un programma speciale di edilizia popolare.
In quanto Associazione di carattere privato, si assumeva il compito di mantenere uniti su base volontaria gli esuli dai territori perduti attraverso le attività assistenziali e culturali dei Comitati locali, la celebrazione delle festività civili e religiose, la partecipazione e l’organizzazione di convegni di studio, conferenze, ecc., in stretta collaborazione con le amministrazioni dello Stato, gli enti locali, le università e le scuole, le associazioni combattentistiche e d’arma e le istituzioni culturali. Le iniziative dell’Associazione hanno portato un contributo determinante nel campo dei provvedimenti legislativi adottati dal Parlamento italiano per risolvere i problemi dell’esodo giuliano-dalmata, dalle leggi per l’edilizia popolare a quelle per l’indennizzo dei beni perduti nei territori ceduti (con il cui corrispettivo l’Italia ha pagato i danni dovuti alla ex Jugoslavia in forza del Trattato di pace). Per oltre 50 anni ha operato in questo senso l’Ufficio Assistenza diretto da Padre Flaminio Rocchi OFM. La natura apolitica e apartitica dell’Associazione è stata il presupposto essenziale della considerazione in cui è stata tenuta.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia è la prima associazione a carattere nazionale, sorta nel 1947, con lo scopo di raccordare e organizzare le decine di migliaia di profughi – italiani autoctoni – provenienti dai territori della Venezia Giulia e della Dalmazia che il Trattato di pace del 10 febbraio 1947 aveva ceduto alla ex Jugoslavia o assegnato alla Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste. La sua sede è sempre rimasta a Roma, per la necessità di un rapporto costante con il Parlamento, il governo e le amministrazioni centrali dello Stato.
Riorganizzata con l’atto costitutivo del 7 giugno 1956, l’Associazione ha conservato nei decenni la sua estensione a tutto il territorio nazionale, essendo nati i diversi Comitati dalle comunità di Esuli ospitati prima nei campi-profughi e poi nei «Villaggi» giuliano-dalmati costruiti in diverse città italiane in esecuzione di un programma speciale di edilizia popolare.
In quanto Associazione di carattere privato, si assumeva il compito di mantenere uniti su base volontaria gli esuli dai territori perduti attraverso le attività assistenziali e culturali dei Comitati locali, la celebrazione delle festività civili e religiose, la partecipazione e l’organizzazione di convegni di studio, conferenze, ecc., in stretta collaborazione con le amministrazioni dello Stato, gli enti locali, le università e le scuole, le associazioni combattentistiche e d’arma e le istituzioni culturali. Le iniziative dell’Associazione hanno portato un contributo determinante nel campo dei provvedimenti legislativi adottati dal Parlamento italiano per risolvere i problemi dell’esodo giuliano-dalmata, dalle leggi per l’edilizia popolare a quelle per l’indennizzo dei beni perduti nei territori ceduti (con il cui corrispettivo l’Italia ha pagato i danni dovuti alla ex Jugoslavia in forza del Trattato di pace). Per oltre 50 anni ha operato in questo senso l’Ufficio Assistenza diretto da Padre Flaminio Rocchi OFM. La natura apolitica e apartitica dell’Associazione è stata il presupposto essenziale della considerazione in cui è stata tenuta.
La struttura
La struttura della ANVGD si articola in 40 Comitati Provinciali e 14 Delegazioni, esistenti in 16 regioni italiane (Sardegna, Campania, Abruzzo, Lazio, Toscana, Marche, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Sicilia, Puglia), con oltre 8.000 iscritti.
Hanno ricoperto la carica di Presidente nazionale:
l’on. Lino Drabeni, ex comandante partigiano nell’Italia del Nord, esule da Zara;
Padre Alfonso Orlini, Ministro Generale dei Frati Minori Conventuali, esule da Lussino;
Comm. Fulvio Bracco, industriale, nativo di Cherso;
Com.te Libero Sauro, istriano, figlio della Medaglia d’oro;
l’on. Gianni Bartoli, istriano, ex sindaco di Trieste negli anni del Governo Militare Alleato e del ritorno della città all’Italia;
l’on. Paolo Barbi, di famiglia dalmata, più volte Sottosegretario;
il sen. Lucio Toth, magistrato, esule da Zara, attualmente in carica.
Dopo la dissoluzione della ex Jugoslavia l’ANVGD ha incrementato notevolmente la sua attività culturale, ponendosi come obiettivi:
- far conoscere all’opinione pubblica italiana le vicende del confine orientale italiano e della contigua area balcanica, non solo nel Novecento ma anche nei secoli precedenti;
- sensibilizzare i media e la stessa opinione pubblica sull’importante ruolo politico, culturale ed economico che il Sud-Est europeo riveste per il nostro Paese in questa fase di assestamento geopolitico e di avvicinamento degli Stati dell’area all’Unione Europea;
- risvegliare negli italiani il senso dell’identità e dell’unità nazionale;
- aiutare i connazionali rimasti nelle terre di origine a difendere la loro lingua e le tradizioni italiane. A tale scopo sempre più frequenti si sono fatti i contatti con l’Unione Italiana, che rappresenta le comunità italiane tuttora residenti nei territori appartenenti alle Repubbliche di Slovenia, Croazia e Montenegro.
Ultima circolare
Cari Amici,
iniziamo questa circolare e riprendiamo così i “lavori”, dopo la pausa estiva, con un riferimento all’assemblea dei soci, che ha avuto luogo sabato 24 maggio u.s. presso la sala del Circolo Ufficiali di Padova.
Dopo la presentazione da parte del Presidente Andrea Todeschini Premuda delle varie attività svolte nel triennio e in particolare nell’ultimo anno, si è proceduto alla votazione per il rinnovo del Consiglio Direttivo, rimasto in carica un triennio.
E’ stato poi tenuto un direttivo in data 23 giugno 2022, nel quale si è deliberato di portare a 15 membri il nuovo Direttivo, che risulta così formato da “vecchi” consiglieri, cui si affiancano “nuovi”, giovani, figli o nipoti di esuli: una dimostrazione della continuità del nostro operare.